Il Senatore a Vita Monti ha pubblicato un suo scritto sul Corriere della Sera che mi riesce molto difficile da accettare.
Non condivido che si ponga il problema se abbia senso “continuare” a ristorare con debito le perdite subite a causa del lockdown.
Non condivisibile che proponga che lo Stato favorisca la ristrutturazione o la chiusura per quelle attività che non avranno un domani destinando le risorse alle attività che si svilupperanno. Amiamo lo Stato ma non credo che lo Stato abbia tutte le competenze necessarie per decidere chi debba fare che cosa. La nostra Costituzione che fine fa? Possibile che un Senatore a Vita la dimentichi così facilmente ?
I piccoli pubblici esercenti hanno creato un lavoro, il loro lavoro, riuscendo a mantenersi fino a che, per ordine dello Stato, hanno dovuto chiudere. Non è giusto che ora lo stesso Stato decida che le loro attività non siano strategiche. Lo sono invece perché consentono a molte persone di guadagnarsi la pagnotta in modo onesto senza cadere nella delinquenza. Il costo sociale della delinquenza è infinitamente più gravoso per la nostra società.
Lo Stato deve favorire le attività ed il lavoro in modo che ogni individuo possa essere felice.
Curioso infine che ponga, come soluzione, l’imposta sul patrimonio, sugli immobili, sul lavoro. Tutto il contrario perché bisogna invece favorire la possibilità di creare ricavi. È come se un allevatore di mucche per aumentare i litri di latte, decidesse di dare meno da mangiare alle mucche.
Ciò che affligge le imprese è la scarsa liquidità del mercato interno perché diminuiscono coloro che comprano.
Vorrei per favore sentire il parere di un allevatore di mucche. Magari abbiamo tutti sbagliato mestiere e professione.
P.S. mi sono laureato in Economia alla Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e non alla Bocconi. Amo gli ultimi perché un giorno saranno i primi quindi aiutiamo tutti, nessuno escluso.